Il coraggio organizzativo

Cosa può significare avere coraggio per un’azienda?
Alcuni spunti di riflessione ispirati da un brano di Catherine M.

articolo coraggioL’idea del nostro team di dedicare il mercoledì dei nostri social a uomini e donne che sono stati coraggiosi, mi ha portato a riflettere sull’impatto che il tema del coraggio può avere all’interno del contesto organizzativo.

Che cosa può smuovere questa qualità in azienda? Quale valore può portare all’azienda la riscoperta di azioni e comportamenti coraggiosi? Quale nuova cultura potrebbe nascere se le nostre azioni fossero maggiormente guidate dal coraggio?

Il coraggio è la virtù umana, spesso indicata anche come fortitudo o fortezza, che fa sì che chi ne è dotato non si sbigottisca di fronte ai pericoli, affronti con serenità i rischi, non si abbatta per dolori fisici o morali e, più in generale, affronti a viso aperto la sofferenza, il pericolo, l’incertezza e l’intimidazione. Il coraggio fa venire in mente anche la volontà e la forza di procedere nonostante la presenza della paura, della disperazione o dal timore di sbagliare.

Da cosa possiamo riconoscere, allora, un’azienda coraggiosa? Quali sono le pratiche che la rendono tale? Ecco alcuni spunti di riflessione:

  • Essere onesti nel riconoscere e comunicare la realtà: ammettere la propria realtà, soprattutto se è scomoda, può fare molto male e generare fastidio, ma accogliere e accettare “ciò che è”, rinunciando al controllo, è un passo di consapevolezza importante per uscire dalla zona di comfort ed aprirci al nuovo. Essere ciechi nei confronti della situazione, facendo finta che va tutto bene o che siamo d’accordo con tutto, può rappresentare nel breve termine una facile via di fuga, portando però a conseguenze ed effetti catastrofici nel lungo periodo;
  • Vivere i valori e la visione: portare avanti comportamenti coerenti con i valori e la visione dichiarati richiede coraggio, così come ne richiede accogliere i feedback che potrebbero informarci che non siamo stati così tanto capaci di farlo, o accorgendoci che per il quieto vivere potremmo aver  rinunciato a sollevare questioni scomode, sebbene importanti per il nostro futuro.
  • Fare delle scelte: una decisione sbagliata è meglio di una decisione non presa. Ogni decisione è un atto di coraggio, perché quando si sceglie ci si sta prendendo la responsabilità di qualcosa e spesso siamo poco disposti ad accettare che in ogni scelta c’è una parte di imponderabilità e che quindi non tutto è sotto il nostro controllo;
  • Lavorare continuamente sulla costruzione e sul mantenimento dei livelli di fiducia reciproca, una fiducia fattuale che permetta al gruppo di richiamarsi alle responsabilità verso gli obiettivi, di confliggere con metodo anziché evitare, di condividere responsabilità che sono sempre più sfidanti;
  • Affrontare apertamente e insieme le paure, le incertezze e i timori che sono propri di ogni essere umano, con la consapevolezza che tutti siamo vulnerabili e che insieme possiamo generare idee e valore per il bene comune.

In quest’epoca moderna, stiamo assistendo all’emergere di nuovi paradigmi che spiegano una realtà in continuo divenire, in cui persone e aziende hanno una grande opportunità: contribuire ogni giorno a creare con coraggio un futuro dal battito diverso.

Credo che la difficoltà di mettere in pratica queste azioni possa essere dettata da una reticenza, ancora presente in molte realtà, che ci porta a vivere il nostro lavoro in modo separato, ossia con l’abito professionale del nostro ruolo sacrificando parti di noi che rendono unito e unico il nostro essere .

L’etimo della parola coraggio (dal latino cor habeo, aggettivo derivante dalla parola composta cor, cuore e dal verbo habere, avere – ho cuore)  ci suggerisce di agire con il cuore, un cuore che, negli ambienti di lavoro, trova ancora poco spazio e poca comprensione. Cosa potremmo scoprire di nuovo se lo allenassimo a partecipare con un ruolo attivo nella nostra vita aziendale?

Mascia Alberti

300GRAMMI

Questo articolo è stato scritto traendo ispirazione da un brano scritto da Catherine M. (Cathy) Perme: http://constructiveculture.com/organizational-courage