Il paradosso più efficace: combattere per non entrare nel conflitto!

Esplorare il significato del conflitto
e una prospettiva alternativa di pensiero e di azione.

Articolo gestConflittiLo sapevi che l’etimologia della parola conflitto deriva dal latino (conflictus) e indica “urto, scontro”?

In questo articolo non ho certo la presunzione di offrire ricette magiche per evitare “brutti incidenti!”, piuttosto, vorrei aprire una prospettiva che porta l’attenzione su come dosare l’urto, che nasce pur sempre dall’incontro e dallo scambio di una reciproca passione, convinzione, ardore. Una prospettiva per capire come usare questo punto di contatto come “utile sfregamento” senza il quale non potremmo dichiararci qualcosa a cui teniamo, e produrre qualcosa di intelligente e utile, non tanto per la soluzione finale in sé (che sicuramente non sarà completamente conforme a quanto avremmo voluto all’inizio), ma piuttosto per il percorso che può portare a una soluzione finale condivisa.

Nella mia esperienza come coach ho avuto più volte la possibilità di accompagnare le persone su obiettivi di miglioramento attinenti situazioni conflittuali incancrenite da tempo, che producevano un impatto tossico non solo sul benessere dei miei coachee, ma anche sul valore della loro performance.
Spesso, approfondendo con loro le convinzioni retrostanti che legittimavano atteggiamenti avversi, azioni poco utili e soprattutto un notevole dispendio di energia mentale ed emotiva sono emerse illuminanti verità su ciò che quel conflitto, in realtà, donava al diretto interessato una volta compresi quali bisogni, valori o obiettivi, suoi e della controparte, venivano sovrastati a causa di una tensione distruttiva più che costruttiva. E dell’impatto che ciò generava sulla qualità e serenità della relazione. Questa la base profonda su cui si è potuto poi costruire differenti schemi di pensiero e condizionare nuove risposte comportamentali.
In particolare, mi viene in mente un grande insegnamento emerso durante una sessione di lavoro in cui il coachee, lavorando sul modo di stare in relazione con gli altri, ha saputo costruirsi una strategia di azione alternativa da utilizzare ogni qualvolta riconosceva la possibilità di entrare in un conflitto distruttivo e di cedere al suo stile impositivo: “ Quando sono in contrasto di vedute rifletto considerando tre punti di vista: il mio, quello dell’altro e quello della mia ombra, che mi fa riflettere prima di parlare. Poi scelgo cosa dire”. E sulla base di quella scelta possono accadere cose davvero straordinarie!

Di seguito trovi 3 specifiche azioni che potrai adottare per affrontare e gestire i conflitti.

  1. Cura la gentilezza e il rispetto come presupposti preziosi per stare nel conflitto

Ogni persona che incontri sta combattendo una battaglia di cui non sai nulla. Sii gentile. Sempre!».
In questa massima John Watson ci insegna a non dare nulla per scontato, a saper sospendere il nostro pregiudizio per metterci il più possibile in relazione con empatia e compassione, immaginando che l’altra parte abbia le sue buone ragioni per essere così scontrosa, indisponente, o arroccato nella propria idea….
Bastasse dirlo per farlo….sarebbe tutto molto facile! Ma spesso, nel fare questo, abbiamo la necessità di governare anche le nostre emozioni. E ciò non rende sempre così scontato il risultato di gentilezza e accoglienza, vero?

William Ury nel “Il negoziato perfetto” ci insegna infatti a portare rispetto prima di tutto a noi stessi per meglio predisporci all’altro: mettendosi nei nostri panni e osservando i nostri sentimenti e pensieri in relazione a una determinata situazione o discussione che tocca il nostro stato d’animo, ci permette di salire sul balcone e chiederci “a che condizione la nostra felicità o soddisfazione personale è salvaguardata in caso di conflitto?” Ciò ci permette di focalizzare la nostra energia e attenzione a costruire il proprio BATNA1, ossia la migliore alternativa possibile ad un accordo, che permetta di salvaguardare le nostre più intime necessità, dichiarandoci prima a quali condizioni e bisogni non possiamo rinunciare in caso di discussione perché saremo manchevoli di rispetto verso noi stessi. Se abbiamo più fiducia sulle nostre capacità di procurarci ciò che ci serve per la nostra felicità, saremo meno reattivi di fronte al comportamento offensivo altrui. Dimostrando rispetto per noi stessi, infatti, risulterà più facile farlo anche con gli altri e accettarli anche quando, in un primo momento, ci rifiutano, piuttosto che andare in reazione o subire la situazione, vincere sull’interlocutore giocando di sola forza o astuzia o perdendo sul campo di battaglia.

  1. Coltiva il tuo mindset di crescita: scopri se la diversità per te è ricchezza o scocciatura!

Culturalmente, come concepiamo la diversità di pensiero? Entriamo in un ambito sicuramente molto delicato. Rappresenta per noi solo una scocciante e pesante dinamica da affrontare o può richiamarci anche a tensioni desiderabili, sane e produttive a seguito delle quali ci possiamo sentire persone anche più ricche?

La ricerca ci insegna che possiamo scardinare schemi di pensiero precostituiti e cominciare a coltivare nuove convinzioni a riguardo. Alla luce di un conflitto vi sono obiettivi contrastanti o bisogni insoddisfatti che spesso non vengono sufficientemente indagati e motivano anche l’attaccamento alla propria posizione. Cominciare a concepire quel momento di confronto come una “sfida positiva” che allargherà la visione delle parti coinvolte, già permette di approcciarsi con una convinzione di abbondanza di possibilità piuttosto che scarsità di risorse e possibilità (la mia o la tua).

Un altro utile mindset: concepisci il fatto che è molto più dispendioso evitare il conflitto (per le conseguenze che comporta in relazione alle questioni non discusse e irrisolte che ostacolano il progresso) e non riuscire a creare difficili compromessi necessari per stabilire le priorità, piuttosto che affrontarlo per cooperare assieme verso una soluzione che soddisfi i bisogni di tutte le parti coinvolte, dove se anche ognuno ne perde, ognuno vince qualcosa. Pertanto è importante mettersi nella zucca che sviluppare le capacità e la mentalità per usare il conflitto in modo produttivo è molto più conveniente anche se ci porterà fuori dalle nostre zone di comfort.

Un ultimo pensiero pro-attivo: concediti un linguaggio che sappia dosare la gentilezza con la schiettezza per essere diretto senza usare necessariamente parolacce! La sfida più grande qui ha a che fare con la capacità di uscire dalla cornice educativa che hai ricevuto e che ti limita nel dire esattamente ciò che vuoi dire. Concediti questo azzardo, ne godrà anche il tuo interlocutore!

  1. Separa i contenuti del disaccordo dalla persona

Gli studi di Daniel Goleman, in tema di conflitto, richiamano la difficoltà in cui spesso ci troviamo di separare il disaccordo dalla persona con cui non siamo d’accordo. Il nostro interlocutore è molto di più del suo punto di vista differente, non trovi?

Argomenti caldi di discussione in genere sono quelli che includono valori o sistemi di credenze diversi che modellano il punto di vista di ogni persona coinvolta, incertezze che non possono essere ridotte analizzando esclusivamente i fatti e che hanno una posta in gioco elevata.

Quando i disaccordi divampano in attacchi diretti, le persone spesso pensano di avere solo due opzioni: esprimere la propria opinione e rischiare relazioni dannose o sopprimere la propria risposta. Nessuna di queste tattiche è efficace. I commenti negativi su un’altra persona spezzano la fiducia. Ma rimanere in silenzio può ritorcersi contro in maniera ancora più ampia se gli atteggiamenti negativi trapelano in commenti indiretti o in un tono irrispettoso della voce. E gli impatti di questi comportamenti in un team di lavoro sono ancora più dannosi.

Pertanto, diventa fondamentale avere discussioni solide su diversi punti di vista alimentando sia la sana innovazione sia il lavoro collaborativo comune nel posto di lavoro o anche al di fuori. Come? Ancora una volta coltivando l’allenamento con alcune delle competenze chiave di intelligenza emotiva: la gestione di sé stessi, la gestione di conversazioni e comunicazioni costruttive, la gestione di relazioni efficaci.

Spero di averti dato qualche utile spunto per approcciarti d’ora in poi in qualsiasi situazione di conflitto con molteplici possibilità di pensiero e azione! E se non riesce bene alla prima, potrai sempre e comunque riosservarti in quei momenti per ricavare utili informazioni e arricchire la tua consapevolezza personale su come “funzioni” in quelle situazioni.
Buon allenamento!

1 BATNA ossia Best Alternative to a Negotiated Agreement.

Emanuela Zaltron

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