La formazione outdoor

A cosa serve la formazione outdoor e qual è il suo valore?
Scoprilo attraverso la ricostruzione di un progetto realizzato da 300GRAMMI

Formazione outdoorChe cosa rende impattante una giornata di formazione Outdoor?

Qual è il momento in cui si prende consapevolezza di sé stessi e dei propri schemi comportamentali?

Che cosa aiuta i partecipanti ad innescare quella spirale virtuosa per il cambiamento individuale?

Sono queste alcune delle domande che ci poniamo quando progettiamo e costruiamo le nostre attività di formazione Outdoor. Così ti raccontiamo una delle nostre recenti esperienze con l’intento di offrirti qualche stimolo di riflessione.

Alcuni mesi fa abbiamo svolto una giornata di Outdoor con un gruppo di Dirigenti di un Ente della Regione Veneto. L’obiettivo generale dalla giornata, e in realtà del progetto più ampio che ci ruotava intorno, era quello di supportare i Dirigenti a sviluppare una maggior consapevolezza rispetto al proprio stile di leadership e di gestione dei team e ad individuare strategie per migliorare la qualità delle relazioni con gli altri.

In particolare, la prospettiva della giornata di Outdoor era quella di acquisire maggiore sensibilità sulle dinamiche del gruppo, prendere consapevolezza sul proprio modo di stare in relazione e, quindi, sui propri comportamenti, il proprio modo di porsi, le modalità comunicative e la propria modalità di manifestare la leadership.

Nel nostro approccio all’Outdoor, ciò che non dimentichiamo mai è che il gruppo non cambia come conseguenza diretta dell’esperienza vissuta, ma solamente se ognuno dei partecipanti impara a leggere le dinamiche interpersonali e ad affrontarle apportando in modo diverso e migliore il proprio contributo. È sempre bene specificare che una singola giornata di Outdoor non ci trasformerà magicamente in persone diverse! Sappiamo bene che il cambiamento di aspetti comportamentali è sempre molto complesso, articolato e legato a un processo di auto-apprendimento e alla definizione di obiettivi di miglioramento individuali finalizzato a mettere in atto un piano di azione dettagliato.

Quello che noi trainer possiamo aiutare a fare è offrire alcuni stimoli, alcuni segnali deboli o forti, che possano dare la possibilità anche solo di “guardare” al proprio modo di essere e stare all’interno del gruppo, di attivare dei momenti di scambio sulla propria e altrui modalità di interazione e ragionare nell’ottica di un miglioramento concreto e specifico.

Com’era strutturata la giornata?

I partecipanti, organizzati in sottogruppi, sono stati coinvolti in una attività di Orienteering i cui challenge erano potenzialmente diversi, pur nascondendo delle importanti sinergie. Sono state messe alla prova la capacità di collaborare, mettere a servizio del gruppo la propria abilità di costruire e negoziare strategie comuni, comunicare e coordinarsi efficacemente, gestire le criticità e il mantenimento del focus rispetto all’obiettivo.

Nella prima fase della giornata (esperienza) i sottogruppi sono stati chiamati a declinare i propri obiettivi e definire una strategia da negoziare con la controparte. Successivamente è stata data concretezza a tali obiettivi attraverso l’attività di orienteering vera e propria, durante la quale i partecipanti hanno sperimentato concretamente che cooperare, nel rispetto delle reciproche diversità, può risultare più efficace dell’agire indipendentemente. È difficile pensare agli altri quando sei concentrato sul tuo obiettivo, ma allo stesso tempo quando sei tu ad avere bisogno del contributo e sostegno altrui, te lo aspetti, e quasi lo pretendi, immediatamente e in modo incondizionato! Sperimentarlo concretamente, ma in un contesto protetto, ha permesso ai partecipanti di “togliersi la maschera” e affrontare la realtà.

Ciò è il valore di quello che è stato fatto nella successiva fase di debriefing (osservazione) in cui ci si è confrontati sull’esperienza appena vissuta e si è data la possibilità di tradurre la metafora in stimoli di riflessione, sviluppando una serie di ragionamenti sulle condizioni necessarie per collaborare costruttivamente, riflettendo sugli schemi mentali e comportamentali adottati da ciascuno.

Successivamente (concettualizzazione), i partecipanti sono stati invitati a trasformare le riflessioni fatte in un concetto generale, dando la possibilità di uscire dall’esperienza appena vissuta e portare il ragionamento su un piano superiore al fine di applicare i concetti nella realtà organizzativa all’interno della quale ciascuno di loro opera.

Qual è stato il momento più significativo?

Il cuore di questa giornata è stato sicuramente il momento di osservazione e riflessione.

Che cosa vuol dire? Che al di là dell’agire, del vivere l’esperienza è importante su questa esperienza, sviluppare e condividere delle riflessioni. È questo il momento in cui prendi consapevolezza dei tuoi schemi comportamentali, il momento in cui realizzi cosa hai fatto, come lo hai fatto e qual è stato l’effetto che ha avuto su di te e sugli altri.

Perché non abbiamo sempre consapevolezza del modo in cui parliamo, ci relazioniamo e interagiamo.

Perché non abbiamo sempre la possibilità di ragionare sulle nostre azioni e sugli effetti che queste comportano.

Perché non abbiamo sempre il coraggio di guardare alle nostre azioni con occhio critico.

L’ignorante afferma, il sapiente dubita, il saggio riflette. (Aristotele).

Ecco perché fare un outdoor!

Maddalena Soro

300GRAMMI