Il tappeto blu

Cosa provi prima di affrontare uno speech in pubblico?
Scopri se ti ritrovi in questo racconto!

Ho provato e riprovato il mio intervento più volte. Davanti allo specchio prevalentemente. Mi vestivo esattamente come sapevo mi sarei vestito quel giorno e mi sistemavo a perfezione la cravatta, con movimenti consolidati, quasi meccanici. Ho scelto una cravatta con un disegno classico, un motivo inglese stampato, che trasmette eleganza, ma permette di mantenere un profilo discreto. Almeno così mi hanno detto, in realtà a me non piace poi tanto. Immaginavo di avere di fronte la mia platea e ripetevo il discorso, in modo da memorizzare tutti i passaggi chiave.

Mi sono sentito uno stupido a farlo, ma non avevo alternative. Quando mi ritrovo a parlare in pubblico, con tante persone di fronte, mi faccio prendere dal panico e non gestisco più lucidamente le mie parole, i miei movimenti, le mie espressioni facciali. Ma questa volta non posso permettere che accada e, quindi, ho adottato questa strategia.

Mancano pochi minuti al mio intervento.

Da qui intravedo il punto esatto in cui dovrò andare a posizionarmi. Guardo il tappeto blu che riveste il pavimento e penso che inciamperò sul quel tappeto! “No! No! No! Niente pensieri negativi! Il mio speech è interessante e io sarò efficace oggi!” Eppure sento crescere dentro di me la tensione e il timore di fallire, ancora una volta.

Ma non ho più tempo per i miei pensieri, perché sento pronunciare il mio nome e capisco che è arrivato il momento. Cerco di tenere le spalle dritte e di respirare, ma entrambe le cose mi risultano difficili e le gambe sono tremolanti. Per un attimo sento di potercela fare e poi alzo lo sguardo, vedo le persone di fronte a me, e capisco che è la fine.

Solo dopo pochi minuti dall’inizio del mio speech, vedo alcuni dei presenti che si alzano e vanno via. Ma non è la cosa peggiore. Ciò che mi spaventa maggiormente è l’espressione facciale di chi è rimasto lì, seduto, ad ascoltarmi. Cerco di carpire dai loro volti cosa stanno pensando, di me, di quel che dico, provando una sensazione ambivalente di curiosità e di repulsione. Un po’ come quando in televisione ci sono delle scene macabre e osservo mia moglie che guarda lo schermo, ma con una mano davanti agli occhi, come se vedere le immagini tra le dita potesse proteggerla.

E poi, accade! Incominciano a ridere, sempre di più, sempre più forte, a crepapelle. Le risate mi riempiono la testa e mi manca il respiro, poi urlo: “Nooooooooooooooooooooooooooo!”

Mi sveglio di soprassalto, tutto sudato. Guardo intorno a me e capisco di essere nella mia stanza… era tutto solo un brutto incubo!

Sento il cuore pulsare a forte ritmo e poi, lentamente, recupero una certa serenità. Domani incomincio il mio percorso formativo “Power Speech”. Basta incubi. Basta paranoie. Mi impegnerò duramente per diventare un oratore efficace!

Francesca Chiara

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