Il villaggio: la valorizzazione dei talenti

Ognuno di noi ha delle qualità espresse o potenziali che, in alcune circostanze ci permettono di agire in modo efficace e conseguire anche importanti obiettivi, ma sono le stesse che, in condizioni diverse, possono diventare limitanti.

 

Il villaggio: la valorizzazione dei talenti

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In un ridente villaggio, in una landa a noi sconosciuta, il sorriso del Capo villaggio, sempre solare, in quel simpatico volto incorniciato da una barba rossa appena accennata, sembrava in questi giorni oscurato da cattivi pensieri.

L’esercito, che era da sempre stato il fiore all’occhiello del regno, sembrava allo sbando e voci del villaggio raccontavano di un capo Guerriero diventato irascibile, burbero e intollerante con i suoi uomini. Allora, il Capo villaggio convocò il Guerriero per avere dei chiarimenti ed egli gli confessò di essere in profonda difficoltà per la carenza di armamenti e di aver gestito la situazione chiedendo ai suoi uomini ancora maggiori sforzi e impegno, riuscendo però con molta fatica a difendere i confini del regno. Appariva esausto e demoralizzato.

Il Capo villaggio fece, allora, chiamare il Fabbro per avere delucidazioni sulla carenza di armamenti ed egli si presentò ai suoi occhi smagrito, pallido e visibilmente stanco. “Ma cosa sta succedendo?” chiese il Capo villaggio e il Fabbro gli raccontò che da molti mesi il cibo scarseggiava e, non avendo sufficienti energie, il suo ritmo di lavoro si era notevolmente ridotto e anche la sua precisione nel forgiare le spade era venuta meno, tanto che per riuscire a mantenere elevati gli standard qualitativi doveva lavorare giorno e notte. “Ma le truppe ai confini del regno hanno bisogno di armi” – urlò il Capo villaggio – “e alla fine una spada è pur sempre una spada!” e mandò via il Fabbro ricordando, però, poco dopo, che il suo regno era diventato famoso anche per la straordinaria qualità dei suoi armamenti e, in particolare, proprio per quelle spade così resistenti ed affilate da risultare invincibili.

Allora, il Capo villaggio decise di chiamare a sé l’Agricoltore, ma gli risposero che da giorni non lo vedevano. Salito sul suo cavallo si diresse, quindi, verso le proprietà terriere del regno, fino a scorgere in mezzo a un campo la sagoma dell’Agricoltore, fermo immobile a guardare l’orizzonte. Che tragico spettacolo! Quelle che da sempre erano state verdi e rigogliose piantagioni erano ora solo una distesa di sterpaglie rinsecchite. “Che cosa è successo?” chiese il Capo villaggio e l’Agricoltore gli raccontò che qualche mese prima una strana malattia aveva contagiato l’intera piantagione e che lui aveva provato ad adottare un antico rimedio e tutti i giorni era rimasto a scrutare le piante sperando di scorgere anche solo un piccolo miglioramento, ma ora era tutto perduto. Irritato, il Capo villaggio gli chiese come mai non avesse chiesto aiuto, non si fosse rivolto allo Sciamano per un parere o non avesse tentato qualche altro rimedio, e l’Agricoltore rispose che sì, avrebbe potuto farlo, ma era indeciso su come muoversi in questa nuova situazione. Il Capo villaggio se ne andò ancora più furioso.

Alle prime luci del mattino seguente, il Guerriero, il Fabbro e l’Agricoltore furono convocati al cospetto del Capo villaggio e alla presenza di tutti gli abitanti del regno. Il suo volto era cupo, lo sguardo duro e si capiva che aveva passato la notte insonne. Molti dei presenti si preparavano ad assistere a una delle più esemplari punizioni riservate a coloro che avevano messo a rischio la vita del villaggio.

Le prime parole che il Capo villaggio pronunciò con fermezza e vigore furono: “chiedo scusa a te, mio fidato Guerriero, a te, mastro Fabbro e a te, mio paziente Agricoltore, e chiedo scusa a tutto il mio popolo”. Nei minuti successivi, in un irreale silenzio, il Capo villaggio dichiarò di essere il solo e unico responsabile degli avvenimenti degli ultimi mesi, perché aveva lasciato soli i suoi uomini e non gli aveva garantito le condizioni e le risorse necessarie per agire in modo efficace, pretendendo da loro comportamenti diversi da quelli che aveva sempre elogiato e stimolato in loro.

Ognuno di noi ha delle qualità espresse o potenziali che, in alcune circostanze ci permettono di agire in modo efficace e conseguire anche importanti obiettivi, ma sono le stesse che, in condizioni diverse, possono diventare limitanti. Perseveranza e tenacia possono trasformarsi in frustrazione; precisione e metodo possono diventare ossessione; pazienza e calma possono tradursi in indecisione. Solo una profonda consapevolezza ci aiuta a comprendere i nostri comportamenti e ad averne piena padronanza.

E tu, sei guerriero, fabbro o agricoltore? O sei forse proprio quel capo villaggio?

 

Francesca Chiara